La Commedia dell'Arte è entrata al Teatro Noh grazie a un progetto del Festival Primavera Italiana in Giappone, che vede protagonista Kuniaki Ida. Artista giapponese giunto in Europa da giovane per studiare l'arte del mimo, ebbe come maestro uno dei più grandi artisti del genere, Jacques Lecoq. E' poi arrivato in Italia al fianco di una ragazza in gamba e con la sua stessa passione, Marina Spreafico. A Milano hanno collaborato col Teatro di Grock e poi hanno trovato una sede propria. Hanno creato un teatro-scuola che lei, soprattutto, ha protetto con le unghie e coi denti per non farselo distruggere: fu difeso da tutto il mondo culturale milanese, compreso un ruggente Giogio Strehler. Sto parlando del Teatro Arsenale di via Cesare Correnti, oggi realtà consolidata dove, come ospite, torna Kuniaki Ida dopo anni di regie che lo hanno fatto viaggiare nel mondo e specialmente nel suo Paese natio. E' docente all'Accademia Paolo Grassi di Milano con corsi di teatro-danza e recitazione, tra le molte sue attività.
Commissionati dal Ministero della Cultura Italiana e dalla Japan Foundation, i due spettacoli di Ruzante Parlamento e Bilora sono stati rappresentati grazie all'idea di mettere a confronto un genere di antica farsa giapponese del 1300 con la Commedia dell'Arte. Da vedere all'Arsenale dal 5 febbraio e fino al 2 marzo, Parlamento mostra con delicata poesia come la guerra serva a mandare al macello i poveri per soddisfare i bisogni dei potenti. In Bilora emerge la tragedia di chi lascia la propria casa, la famiglia e la terra dove vive per inseguire illusorie fotocopie di esistenza all'occidentale, da primo mondo. Kuniaki Ida cura la regia, le scenografie e l'impianto luci, Ambra Rinaldo i costumi e in palcoscenico vedremo Beniamino Caldiero, Angelo Crotti, Salvatore Di Natale, Cecilia Di Donato, Laura Pozone e Angela Battistllo prodigarsi in entrambe le performance. Ecco cosa ci ha detto Kuniaki.
Hai partecipato alla 'Primavera Italiana' in Giappone con un progetto incentrato sul confronto tra il genere del Kogen e la Commedia dell'Arte. Com'è andata?
Sono orgoglioso di aver portato questo spettacolo nel Teatro Noh di Tokyo e di Nagoya e in altri teatri nazionali, a Osaka e a Kyoto. Non molti stranieri entrano a recitare in questi spazi. Ho lavorato con Ruzante usando le maschere di Donato Sartori, figlio di quel Amleto Sartori che fece tutte le maschere per l'Arlecchino di Strehler e col quale collaboro da tantissimi anni. Ho riscosso un grande successo in Giappone e ora lo porto in Italia, a cominciare dal Teatro Arsenale di Milano.
In Giappone conoscono le opere di Ruzante?
E' curioso che nessuno o pochi lo conoscano. Goldoni sì, perchè lo ha portato il Teatro Piccolo negli anni passati, ma secondo me Ruzante è più interessante perché rappresenta meglio gli italiani. Anche Jacques Locoq e Dario Fo, miei grandi maestri, me lo dicevano.
Come mai?
Perché non è il solito cliché della commedia dell'arte. Sotto la commedia c'è una tragedia, le storie sono piene di guerre, di chi torna e cerca la moglie che nel frattempo è scappata. Non è la solita commedia di corna. Gli argomenti di Ruzante sono ancora vivi, pensa agli africani che arrivano, agli immigrati di guerra che vogliono vivere qui e le mogli li lasciano, vanno con altri. Sotto c'è una grande fame, voglia di vivere, tutto questo c'è in Ruzante. La sua commedia esce, spacca e mostra una dimensione tragica.
Chi ha lavorato con te, in questa impresa?
Lavoro con attori italiani e la metà della mia compagnia ha fatto anche il tour in Giappone. Sono 6 e hanno dai 27 ai 55 anni, i miei attori fissi. Uno era mio allievo da Lecoq, uno qui all'accademia Paolo Grassi, uno all'Arsenale e così via. Ci si conosce e si lavora da tempo insieme.
Come hai messo in scena queste due opere?
In modo molto particolare perché nella commedia c'è un'immensa disperazione eppure io voglio far ridere. Questo è come l'inferno e il paradiso e ho scoperto che Ruzante è uno scrittore grande come Shakespeare. Non uso il linguaggio padovano di Ruzante ma nemmeno l'italiano, bensì napoletano, bergamasco e siciliano, come anche fa Ruzante. Lui era contrario che tutti parlassero solo la lingua di Firenze e preferiva il padovano, che è più colorata. Inoltre, i miei attori provengono da diverse regioni e parlano bene tantii dialetti.
Hai altri progetti in mente?
Tra aprile e maggio farò due opere per l'Arena di Verona, con 100 bambini in coro bianco. Prossimo ottobre faccio concerti con Milva in Giappone. Lavoro con lei da 10-15 anni come regista e lei è venuta a vedere il mio Ruzante. Lo aveva interpretato tanti anni fa, con la regia di Gianfranco De Bosio e quindi è curiosa.
Pensi di fare una tournée internazionale?
Sì, mi hanno già cercato per andare in Portogallo, Spagna, America e vorrei anche tornare in Giappone, dove è piaciuto tantissimo questo spettacolo. Ruzante, direi, non è padovano ma è come Shakespeare, tutti lo vogliono e lo capiscono. I francesi, ad esempio, lo conoscono bene lo studiano più degli italiani. Adesso anche i cinesi sono molto interessati e questo fatto ci aprirà la porta dei teatri in Cina. Come in tutto il mondo, me lo hanno chiesto anche al Festival del Colorado, negli Stati Uniti.
Insomma, tieni alta la nostra bandiera italiana!
Sono contento e onorato di portare la cultura italiana nel mondo e l'ho molto approfondita. Sono un libero professionista, faccio scuola, collaboro, ho la compagnia e questa è la mia vita.
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